Stangata sulle auto aziendali: per gli utenti costi triplicati

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Nella bozza della legge di Bilancio spunta una stangata sulle auto aziendali: il reddito in natura imputato ai dipendenti (fringe benefit) per la possibilità di utilizzarle anche nel tempo libero (il cosiddetto uso promiscuo) viene triplicato. Stesso aumento per la trattenuta sullo stipendio di chi non ha reddito in natura perché “restituisce” al datore di lavoro la quota corrispondente all’uso privato. La prima versione del testo del disegno di legge di Bilancio che sta circolando tocca anche l’articolo 51 del Tuir. La norma, per com’è oggi in vigore, stabilisce che per le autovetture, gli autoveicoli per trasporto promiscuo (persone e cose) gli autocaravan, i motocicli e i ciclomotori, concessi «in uso promiscuo» ai dipendenti o agli amministratori, il valore del compenso in natura (per la parte dell’uso personale) da assoggettare, in capo agli utilizzatori, a tassazione (Irpef e addizionali) anche ai fini previdenziali, è pari al 30% «dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15 mila chilometri calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio desumibile dalle tabelle nazionali» Aci, «al netto degli ammontari eventualmente trattenuti al dipendente» (al lordo dell’Iva della fattura che va pagata nell’anno). La stretta che si sta preparando prevede l’eliminazione della percentuale del 30%. Dunque, i 15.000 chilometri di «percorrenza convenzionale» annuale verrebbero tassati tutti, mentre finora si è pagato solo su 4.500 chilometri. Le conseguenze, che si sentirebbero già da gennaio 2020, sono pesanti: su un’auto media, si passerebbe da un prelievo di circa 600 euro a quasi 2mila (si veda l’esempio nelle schede a destra). Analogo sarebbe l’aumento della trattenuta per i lavoratori che invece rimborsano l’uso privato. Il tutto per la preoccupazione degli operatori del settore (si vedano ancora le schede destra). Non solo: i calcoli non tengono conto del fatto che l’aumento del valore del fringe benefit comporterà ulteriori costi indiretti: farà ridurre le detrazioni per lavoro dipendente e quelle per gli eventuali familiari a carico; se il reddito complessivo supererà il limite di 24.600 euro, non si potrà più fruire pienamente degli 80 euro del bonus Renzi, se ancora applicabile nel 2020; se il reddito complessivo supererà i 120.000 euro, il contribuente avrà una riduzione degli oneri detraibili. Lo bozza esclude dalla stretta solo gli agenti di commercio. Che però normalmente non hanno mai avuto fringe benefit, non essendo quasi mai lavoratori dipendenti. Dal lato dell’azienda, nulla cambia a livello normativo. Quindi, per i veicoli dati in uso promiscuo ai dipendenti, la deduzione dei relativi costi rimarrà del 70 per cento. Ma la deduzione era del 90% fino al 2012 e del 100% (del solo fringe benefit) fino al 2006 . Già queste strette, assieme a quelle su deduzioni e detrazioni sui costi di acquisto e manutenzione o di leasing o noleggio del veicolo scattate sempre nel 2012, hanno messo in discussione la convenienza della mobilità aziendale con veicoli forniti dal datore: i rimborsi chilometrici ai dipendenti che usano mezzi propri non sono soggetti a limiti. Se le aziende non hanno cambiato politica sinora, è stato anche per mantenere l’auto aziendale come leva retributiva nei confronti dei dipendenti, che la apprezzano da sempre. Ma potrebbero cambiare idea, di fronte all’aggravio fiscale che si prepara.

LA SITUAZIONE ATTUALE Un esempio «medio» Si ipotizzi il caso di un lavoratore dipendente, al quale è stata data in uso promiscuo una autovettura Alfa Romeo Giulietta 1.6 Jtd (120 cavalli), che, in base alle tariffe Aci, ha un costo chilometrico, per una percorrenza convenzionale di 15.000 km, di 0,4806 euro al km. In questo caso, il fringe benefit annuale, tassato nel 2019, è pari a 2.163 euro, cioè al 30% di 0,4806 euro per 15.000 km. Questo compenso in natura oggi viene assoggettato, nelle buste paga del dipendente, ad Irpef, ad addizionali regionali e comunali e ai contributi previdenziali Inps, per circa 585 euro. Queste trattenute di fatto vanno a ridurre lo stipendio reale (non in natura)
COME DIVENTEREBBE La triplicazione Con la modifica prevista dalla prima bozza del disegno di legge di Bilancio 2020 circolata nella serata dell’altro ieri, invece, il fringe benefit tassato nel 2020 sarà più di tre volte quello del 2019, arrivando a 7.210 euro e portando la trattenuta per Irpef, addizionali e contributi Inps a circa 1.947 euro. Ma in realtà questa cifra è stata calcolata per difetto, se si considera che l’aumento da 2.163 euro a 7.210 euro del fringe benefit tassato, incrementa il reddito complessivo del contribuente. Tale aumento può avere anche conseguenze sulle detrazioni ed eventualmente sul diritto a percepire gli 80 euro del “bonus Renzi”
LA PRIMA REAZIONE I noleggiatori Fortemente contraria si dichiara Aniasa, che in Confindustria rappresenta il settore del noleggio: «Una miope ipotesi, in netta antitesi con le indicazioni del Tavolo auto presieduto dal ministro Patuanelli e l’impegno annunciato dal Governo di forte sostegno all’automotive». Si osserva che il taglio del cuneo fiscale avrebbe come contraltare una stretta su oltre due milioni di lavoratori, tassando perfino i chilometri percorsi per lavoro, «per non parlare delle sicure ripercussioni sulle politiche retributive». E diventa «inevitabile il ricorso all’Europa per l’immediata applicazione della sentenza di Strasburgo sull’equiparazione dei regimi Iva»

 

Approfondimento dello Studio De Stefani all’articolo di Luca De Stefani su Il Sole 24 Ore del 31 ottobre 2019

 

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