Consulenze Industria 4.0, contributo per le Pmi

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Durerà due anni il nuovo contributo a fondo perduto per le Pmi che si avvarranno di consulenze per l’Impresa 4.0, l’ammodernamento gestionale e organizzativo o l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali, prestate da manager o società di consulenza, iscritti presso un apposito elenco che verrà istituito presso il Mise.

A prevederlo è l’articolo 1, comma 228 della legge 145/18 (legge di Bilancio 2019).

Oggetto della consulenza

Per il 2019 e il 2020 (i due periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2018), alle Pmi, come definite dall’allegato alla raccomandazione 2003/361/Ce della Commissione del 6 maggio 2003, cioè alle micro imprese (meno di 10 persone e fatturato annuo o totale di bilancio annuo non superiori a 2 milioni di euro), alle piccole imprese (meno di 50 persone e fatturato annuo o totale di bilancio annuo non superiori a 10 milioni di euro) e alle medie imprese (meno di 250 persone e fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro o totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro), è attribuito un contributo a fondo perduto, sotto forma di voucher, per l’acquisto di prestazioni consulenziali di natura specialistica finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano nazionale impresa 4.0 (allegato A della legge 205/17), oltre che di ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali.

Misura del voucher

Il contributo a fondo perduto che potrà essere riconosciuto alle micro e piccole imprese, in “ciascun periodo d’imposta” agevolato (2019 e 2020), sarà pari al 50% dei costi sostenuti, entro il limite massimo di 40mila euro (presumibilmente, di contributo e non di spesa).

Alle medie imprese, invece, il contributo, riconosciuto in relazione a ciascun periodo d’imposta, sarà del 30% dei costi sostenuti (limite massimo del contributo di 25mila euro).

Il voucher sarà riconosciuto in misura pari al 50% dei costi sostenuti e entro il limite massimo complessivo di 80mila euro, invece, se le Pmi che aderiranno a un contratto di rete, indifferentemente se rete-contratto o rete-soggetto (articolo 3, commi 4-ter e seguenti, del Dl 5/09), avente nel programma comune lo sviluppo di processi innovativi in materia di trasformazione tecnologica e digitale attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano nazionale impresa 4.0 (allegato A della legge 205/18) e di organizzazione, pianificazione e gestione delle attività, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali.

Servizio di consulenza

Il riconoscimento dei contributi a fondo perduto è subordinato alla sottoscrizione di un contratto di servizio di consulenza tra le imprese o le reti beneficiarie e le società di consulenza o i manager qualificati, iscritti in un elenco che sarà istituito, con apposito decreto del Mise, entro il 31 marzo 2019, il quale stabilirà anche i requisiti necessari per l’iscrizione nell’elenco delle società di consulenza e dei manager qualificati, oltre che i criteri, le modalità e gli adempimenti formali per l’erogazione dei contributi e per l’eventuale riserva di una quota delle risorse da destinare prioritariamente alle micro e piccole imprese e alle reti d’impresa.

 

Approfondimento dello Studio De Stefani all’articolo di Luca De Stefani su Il Sole 24 Ore del 16 gennaio 2019

 

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